ATLETI PER SEMPRE

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IL PROGETTO
Training & Performance

Allenarsi o mantenersi. Dov’è la differenza?

Allenandosi, alcuni migliorano, altri sembrano restare sempre allo stesso livello. E’ una questione genetica? No, forse qualcosa non funziona nel metodo di allenamento.

La genetica incide sul punto di partenza e sull’entità dei miglioramenti, ma non deve esserci dubbio sul fatto che una metodologia d’allenamento corretta deve portare miglioramenti. Chiunque può migliorare anche se in misura diversa a qualsiasi livello.

La domanda che viene da farsi è se esista un limite alle prestazioni, o se si possa sempre migliorare anche se con velocità via via decrescente. In realtà  un vero limite non esiste, ma la realtà  insegna che il più delle volte il limite arriva per raggiunti limiti strutturali, per cui oltre certi livelli, nella struttura appunto, cede.

Per potersi dire efficace il nostro sistema di allenamento deve provocare cambiamenti tangibili, altrimenti stiamo parlando di attività fisica,  salutare, ma che è cosa diversa dal concetto di allenamento. Allenarsi significa adattarsi a nuovi stimoli ed arrivare ad un nuovo livello.

Dobbiamo avere le idee chiare su due concetti:.

Il primo punto da comprendere è che l’allenamento ha  due tipi di risposta, una generica ed una specifica. Risposta generica significa che l’organismo sottoposto ad un qualsiasi esercizio aumenta la propria capacità di lavoro, con una risposta quantitativa. E’ una risposta non direttamente correlata alla specifica attività, per cui non importa se abbiamo fatto una partita di calcio, di tennis o se abbiamo nuotato. Non c’è una modificazione specifica ad esempio della nostra forza, della flessibilità, la velocità e così via. Semplicemente saremo più allenati nel senso che avremo aumentato la capacità di lavoro dell’organismo e saremo in grado di fare una quantità maggiore di attività fisica.

Il secondo tipo di risposta invece è specifica e si somma a quella generica. In pratica il corpo risponde ad uno stimolo mirato ad una qualità o abilità. O meglio, avrà una risposta specifica se gli stimoli di allenamento sono adeguati.

Usando il termine “stimolo” parliamo di qualcosa a cui il nostro corpo non è assuefatto; che in qualche modo ne modifica un equilibrio, altrimenti l’effetto sarà ininfluente.

Ma quali caratteristiche deve avere uno stimolo specifico per essere efficace? La prima caratteristica è l’intensità.

Uno stimolo deve in qualche modo mettere in crisi l’organismo per costringerlo a reagire, deve essere in qualche modo nuovo, o per natura o per l’intensità.

Facciamo un esempio per capire bene il concetto, poi vedremo come potrà essere esteso a qualsiasi altra attività:

Se una persona è in grado sollevare con un braccio 5kg per 10 volte e in ogni allenamento solleverà sempre 5kg per 10 che tipo di stimolo sarà? Il suo cervello manderà sempre lo stesso segnale elettrico al muscolo, che a sua volta recluterà sempre lo stesso numero di fibre, che consumeranno la stessa quantità di glicogeno. È Utile un lavoro simile? Forse sì, per “mantenersi” in forma, ma questo significa fare attività fisica. S si vuole migliorare lo stimolo deve variare.

Non è difficile trasporre il concetto su altri esercizi o sport, come correre sempre la stessa distanza nello stesso tempo, saltare sempre la stessa altezza, e così via. Il concetto è  trasversale in tutte le discipline per tutte le qualità fisiche.

Perchè uno stimolo di allenamento sia efficace dobbiamo considerare due variabili: l’intensità e la frequenza.

Restando sull’esempio di prima se ogni volta il soggetto è in grado di alzare e solo i 5kg volte 10 volte questo può significare 3 cose: L’allenamento fatto non è abbastanza intenso e per semplificare si dovrebbe provare ad alzare il peso a costo di fare meno ripetizioni. Oppure la frequenza delle sedute non è sufficientemente alta e quindi non succede mai nulla perché il corpo, ha reagito ragito allo stimolo, ma è trascorso troppo tempo con l’allenamento successivo  e tutto è tornato al livello di partenza. Oppure addirittura potrebbe essere successo il contrario, ossia gli allenamenti sono stati troppo frequenti e il muscolo non ha il tempo di recuperare e adattarsi e già gli viene richiesto uno nuovo stimolo quando si stava ancora rigenerando.

Sembra strano ma il troppo, e il poco allenamento, a volte hanno gli stessi risultati.

Dare uno stimolo nuovo significa percepire sensazioni che non il corpo non conosce, e potrebbero esserci inibizioni. Pensiamo all’idea di trovarsi a sollevare un carico che non siamo mai riusciti ad alzare, o fare un nuovo esercizio di equilibrio su una superficie molto instabile, o mettersi un una posizione inusuale (a testa in giù ad esempio), oppure correre trainati ad una velocità un po’ superiore a quella che siamo in grado di generare da soli. Questi sono esempi di stimoli a cui il corpo non è abituato a cui però può adattarsi portando le proprie abilità ad un nuovo livello fino a farle diventare il nuovo standard. A quel punto bisognerà ridefinire un nuovo livello stimolo.

I campioni dello sport sono persone che hanno continuamente spostato il livello aumentando l’intensità del lavoro, adattandosi e poi spostandolo ancora un po’ più in là.

Il segreto sta tutto nel riuscire a capire in che misura un allenamento può essere più intenso rispetto ai precedenti. Esiste prima di tutto il buon senso che tenga conto della gradualità necessaria, e poi un minimo di tempo affinché il corpo metabolizzi i miglioramenti e sia pronto per lo step successivo.

Nello sport come nel fitness vale comunque la regola: “allenati come hai sempre fatto, otterrai sempre lo stesso risultato” …ben che vada.